Che botta! E adesso?

Nessun giudizio e nessun dramma. Il 6-1 di ieri a Roma con la Lazio è la tipica scoppola di portata storica che non si può analizzare: vogliamo metterci a fare disquisizioni tecniche o tattiche dopo una simile Caporetto? Certamente no.

E nemmeno valgono le considerazioni su quanto sia forte la Lazio: non valgono perché quella di Maurizio Sarri è certamente una bella squadra ma Juventus (ieri battuta dalla neopromossa Empoli), Inter, Milan e Napoli lo sono anche di più e Atalanta, Fiorentina, Sassuolo, Verona e molte altre non le sono tanto distanti. Quindi una riflessione su quanto siano forti i nostri avversari non è contemplabile, a meno di non aspirare a qualche punto solo con Salernitana e Venezia.

Quindi niente, scrivo queste righe perché mi sono preso l’impegno di farlo ma non ho intenzione di approfondire i perché e i percome questa pesantissima sconfitta sia maturata.

Restano sullo sfondo alcuni nodi generali che, prima o dopo, verranno al pettine. Iniziamo da Thiago Motta: a Cagliari avevo elogiato la buona disposizione della squadra, a Roma è venuta invece fuori una tragicommedia. Al momento l’unico dato tangibile è che in due giornate è riuscito a fare ciò che Italiano non aveva fatto in tutto il campionato, cioè prendere sei pere tutte assieme. Si ha l’impressione, ma sarà certamente la solita nostalgia canaglia, che se in panchina ci fosse stato quell’allenatore fuggito nottetempo in modo volgare e ignobile, lo Spezia non si sarebbe smarrito com’è successo ieri. Thiago deve quindi indagare un po’ dentro se stesso: cosa c’è di suo nella bandiera bianca sventolata per tutto il secondo tempo?

C’è poi il nodo del mercato. Io ho conosciuto Pecini alla Sampdoria e ne ho apprezzate le qualità manageriali: sono sicuro che quei ragazzini che lui ha ingaggiato dai quattro angoli della terra siano bravi davvero, come sosteniamo noi giornalisti a pappagallo, definendo quei perfetti sconosciuti come “i migliori prospetti del mondo nella loro fascia d’età”. Non abbiamo idea di ciò che stiamo scrivendo (un collega che si spari ore di video dello Stromsgodset o della B francese deve ancora nascere e forse non nascerà mai) ma ci fidiamo, me compreso, del fiuto e del pedigree di Pecini. Però ricordo anche che alla Sampdoria, accanto agli Skriniar, i Torreira o i Daamsgard, c’erano anche tanti giocatori d’esperienza che garantivano ricambio e sostanza. Vogliamo veramente affrontare la serie A con un gruppo di liceali, per di più strappati dal loro cortile e sparati in una casetta con vista sul mare di Lerici?

La risposta a quest’ultima domanda deve essere per forza No. Quindi, siccome sono le nove del mattino del 29 agosto e martedì 31 il calciomercato chiude, spero che Pecini, Tella, Platek e tutti coloro che nello Spezia hanno qualche responsabilità, si mettano una mano sulla coscienza e mettano a disposizione di Thiago Motta una pattuglia di giocatori esperti del nostro campionato. Non servono Ronaldo o Donnarumma: il requisito minimo è che abbiano la patente, sappiano ordinare un caffè in dignitoso italiano e conoscano il nome di almeno tre squadre di serie A. Ci accontentiamo di poco.

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